Rapporto Prezzo Utili
Il calcolo del rapporto price/earning (P/E ratio) non è così semplice. Bisogna considerare alcuni fattori prima di fare la giusta valutazione.
Calcolo base del Rapporto prezzo utili
Il rapporto P/E si calcola usando come numeratore il prezzo di una singola azione societaria e come denominatore l’EPS (earning per share), ovvero l’utile netto per azione.
La formula è la seguente:
P/E ratio = prezzo di ciascuna azione / EPS
Facciamo un esempio.
Una società con utile netto di 5.000 euro ha emesso 10.000 azioni ed il prezzo per azione è di 5 euro.
L'EPS (utile per azione) risulterà essere 0,5 euro calcolando 5.000 / 10.000.
Il calcolo del rapporto prezzo utii sarà il seguente: 5 / 0,5=10.
Quindi, il P/E è 10.
Teoricamente, il P/E risultante serve anche a calcolare quanti anni bisognerà aspettare per recuperare l'investimento considerando utili costanti. Ciò vuol dire che il P/E di valore 10 indica che l'investitore dovrà attendere 10 anni per recuperare un investimento a utili costanti.
Ad ogni modo, sono le riserve di utili di una società a garantire e sostenere il prezzo del titolo.
Segnalano al mercato una robustezza patrimoniale capace, ad esempio, di finanziare autonomamente un piano di investimenti senza dover ricorrere interamente all’indebitamento.
Il Rapporto prezzo utili è un indicatore certo?
Due società attive allo stesso modo in un determinato settore quotano in Borsa, rispettivamente, 20 volte e 15 volte l'utile. Questo fa pensare subito che la prima sia più valorizzata e che convenga investire proprio in questa società perché il rapporto tra prezzo attuale del titolo e profitti realizzati è più alto.
In realtà, c'è da fare una considerazione.
Il più delle volte, l'utile maturato nell'ultimo periodo si riferisce all'utile atteso nell'esercizio in corso. Questo, però, non vuol dire che l'indicatore P/E ratio calcolato in base agli ultimi valori sia attendibile al 100%.
Non sempre il rapporto prezzo utili determina un valore certo perché è il risultato di una stima, di una previsione basata sull'attesa di un utile ancora da realizzare.
Un titolo azionario potrebbe, in tal modo, risultare sopravvalutato in quanto il rapporto e il mercato stimano una crescita sostenuta dell'utile.
Potrebbe, però, capitare che la previsione basata sull'attesa di un utile si riveli esatta e attendibile.
L'esempio clamoroso è quello di Facebook che, prima ancora di maturare utili, quotò a multipli esagerati rispetto ai ricavi per azione. Una scommessa che Mark Zuckerberg ha vinto grazie alla fiducia degli investitori.
Questo eccezionale caso ha dimostrato che un price/earning più basso può semplicemente sottovalutare un titolo azionario. In fondo, per una società, il rapporto prezzo/utili rappresenta questo: un valido indicatore della fiducia degli investitori.
Titolo sopravvalutato o sottovalutato?
Per calcolare un rapporto prezzo utili il più possibile attendibile, è necessario effettuare un'analisi congiunta tra P/E ratio del comparto, singola azione e media storica dei due.
Per comprendere se un titolo azionario è sopravvalutato o sottovalutato, se è il caso di acquistarlo o venderlo, bisogna confrontare il valore P/E con la media del comparto in cui il titolo stesso è quotato.
Tanto per fare un esempio, se si decide di comprare un'azione di Goldman Sachs, bisogna comparare il suo P/E ratio con la media del comparto finanziario dell’indice SP 500 di Wall Street.
E' importante valutare anche la media storica del price earning ratio.
Se un titolo attualmente quota 20 volte l'utile ma nell'ultimo decennio ha quotato in media 30, probabilmente il prezzo oggi viene sottovalutato. Potrebbe anche trattarsi di un titolo ipervenduto, che converrebbe acquistare. C'è da porre un freno anche stavolta, però.
Un rapporto prezzo utili in graduale crescita per una società indica attese più ottimistiche del mercato sulla sua capacità nel realizzare utili in futuro.
Rapporto prezzo utili: tipologie
In riferimento al tipo di utili considerati nel calcolo del rapporto P/E, si distinguono due tipologie di rapporto prezzo utili:
- trailing P/E: che considera come denominatore utili realmente conseguiti nell'ultimo bilancio societario d'esercizio;
- forward P/E: che, invece, considera utili attesi, stimati per l’anno successivo d'esercizio.
E' importante anche sapere che il PE è influenzato dall'inflazione e, di conseguenza, dai tassi d'interesse. Ad un'inflazione elevata corrisponde un P/E più basso.
Il rapporto prezzo utili resta l'indicatore principe del mercato azionario.