Spread
Tradotto in modo letterale come “divario” e proprio in relazione ai titoli di stato, quando si parla di “spread” ci si riferisce, quindi, al cosiddetto “differenziale di rendimento” tra essi.
Naturalmente, la stessa identica cosa riguarda anche i bond tedeschi così come quello di emittente. Proprio i titoli tedeschi emessi da Berlino vengono considerati come i cosiddetti “benchmark”, ovvero veri e propri riferimenti finanziari intorno ai quali c’è grande considerazione da parte delle varie agenzie di rating anche perché rivelano i rendimenti inferiore della zona europea.
Spread: la scadenza
Il tempo di riferimento in relazione alla scadenza è un periodo di ben 10 anni, che si concretizza nell’effettivo divario tra i rendimenti tedeschi e quelli sovrani.
Naturalmente, la valutazione di questa differenza ha precise ed importanti motivazioni, specifiche e dettagliate.
Partiamo dal fatto che i bond possono essere sua pubblici sia privati ed i loro rendimenti sono l’unità di misura per la valutazione del livello di rischio del soggetto che si occupa della loro emissione.
Si potrà facilmente dedurre che tanto maggiore sarà il valore dei rendimenti di un bond tanto elevata sarà la percezione del rischio da parte del mercato.
Questo avviene perché, nella pratica, mette in risalto il fatto che eventuali investitori si dimostrino disposti ad acquistare le obbligazioni solo ed esclusivamente qualora possano ottenere – rispetto ad altri investimenti considerato di gran lunga più sicuri e meno rischiosi - un rendimento aggiuntivo, un extra che si trasforma in un premio per l’elevato rischio.
Il fatto che, nel corso del tempo, tra i titoli del nostro paese e quelli della Germania sia stato registrato un notevole aumento del differenziale, è stato considerato come un ipotetico e importante rischio, una sorta di campanello di allarme da parte del mercato che si è ritrovato in un certo senso a mettere in dubbio il fatto che il debito pubblico italiano fosse realmente sostenibile.
Non è infatti un caso che lo spread sia preso come riferimento anche rispetto agli stessi rendimenti. Allora, per fare un esempio pratico, bisognerebbe pensare al modo in cui interpretare la situazione finanziaria qualora un determinato titolo facesse registrare un forte rialzo in un periodo di tempo breve o medio.
Cosa potrebbe essere accaduto?
Le situazioni che si verificano potrebbero essere diverse: infatti, o questo innalzamento del valore dipende dalla percezione degli investitori di un rischio più elevato oppure potrebbe riguardare i tassi di mercato e, in generale, le loro oscillazioni. Ma ancora, potrebbe essere che si verifichino in contemporanea entrambe queste ipotesi che andrebbero inevitabilmente ad influire sul rialzo dei rendimenti.
Valutazione dello spread per comprendere l’andamento dei mercati
Proprio per quanto è stato fin qui sostenuto, nella valutazione delle cause che concorrono a determinare tali oscillazioni, la considerazione dello spread è fondamentale.
In realtà, deve essere specificato che l’aumento dello spread non è né direttamente proporzionale all’aumento dei costi di emissione relativi al debito pubblico, né tantomeno diretto responsabile di un eventuale ribasso.
Ma per capire meglio la situazione, sarà opportuno riportare un esempio concreto:
Immaginiamo che i rendimenti a 10 anni dei BTp crescessero dello 0,20% in un solo mese, passando dall’1,20% all’1,40% e che, nello stesso periodo di riferimento, quelli teutonici aumentassero dello 0,10% passando dallo 0,25% allo 0,35%.
Nel caso di specie, il differenziale tra i due titoli (italiani e tedeschi) è aumentato. Ma quali sono le cause? In questa circostanza, si può sostenere con semplicità che l’aumento dei rendimenti dei Btp è dovuto sia a situazioni precise che si riferiscono al territorio italiano, sia – in modo contestuale – ad una situazione generale del mercato.
Secondo quanto affermato, è giusto precisare che lo spread, quindi, non solo non ci permette di fruire informazioni sui livelli assoluti dei rendimenti di un bond, ma addirittura potrebbe concretizzarsi anche una riduzione dello stesso qualora, in maniera contestuale, si verifichi anche un aumento del costo di emozione dei titoli preso a modello di riferimento.
Immaginiamo che si verifichi una situazione di questo genere: nel periodo decennale i titoli italiani aumentano di uno 0.50% passando dall’1.40% all’1.90% e, nello stesso periodo di tempo, lo spread BTp Bund scenda di 50 bp, passando da 160 a 110.
Nel caso specifico, cosa accade?
Per l’emittente statale la percezione è negativa in quanto si traduce in un aumento del costo del debito ma dato che, nella situazione indicata, sono saliti anche i rendimenti dei Bund, lo spread risulta quindi inferiore.
Nel caso contrario, lo spread aumenterebbe qualora i rendimenti dei Btp subissero una diminuzione inferiore rispetto a quella dei Bund: in questo caso il Tesoro andrebbe comunque a risparmiare dall’emissione dei titoli di stato.
Spread: alcune precisazioni
A margine di quanto detto, è doveroso precisare che il divario a cui ci si riferisce è quello tra i rendimenti di tutti quei titoli emessi e piazzati sul mercato secondario. Qui, vengono poi comprati e venduti, negoziati tra i privati3 le oscillazioni su questo mercato andranno a ripercuotersi anche su quello primario e sui risultati delle aste del Tesoro.
Spread e mutui
Spesso, si parla di spread anche in riferimento ai mutuo in quanto gli istituti di credito procedono all’applicazione dello stesso (un tasso fisso) al tasso di base: nel caso in cui il mutuo sia a tasso variabile parliamo di Euribor, nel caso in cui sia a tasso fisso di Eurirs.
Qualora si tratti di tasso variabile, naturalmente cambierà non appena varierà l'Euribor sul quale inciderà l’andamento dei tassi sul mercato. Nel caso del fisso, invece, il tasso sarà sempre lo stesso per tutta la durata dell’ammortamento.