Plusvalenza: significato e tassazione

Cosa vuol dire plusvalenza? Nel linguaggio economico, la plusvalenza ha il significato di un aumento di valore costituito dalla differenza positiva fra due valori dello stesso bene, relativi a momenti diversi, registrato da un bene immobile, mobile o da un titolo.

Nel definire cos'è una plusvalenza bisogna inoltre ricordare che non rappresenta un vero e proprio reddito, o almeno che non lo comporta finché non vi è una reale entrata monetaria. Una plusvalenza viene considerata un componente straordinario di reddito e, in caso interessi una compravendita di Borsa, è definita capital gain (guadagno in conto capitale).


Plusvalenza tassazione di titoli e beni immobiliari

La plusvalenza è soggetta a tassazione solo quando viene realizzata quale fonte di reddito.
Finché non viene effettivamente realizzata una plusvalenza, tramite la cessione di un titolo o di un bene, l'impresa non avrà materialmente denaro per coprire una scadenza di debiti o una voce di spesa.
Infatti i valori economici, finanziari e di cassa, non coincidono fra loro se non nel lungo periodo.

Tassazione di titoli

La tassazione di una plusvalenza in riferimento ai titoli può avere due differenti aliquote, quando si ottiene un maggior valore di vendita, a seconda della compravendita effettuata:

  • un'aliquota del 12,50% per i titoli di Stato;
  • un'aliquota del 26% per tutti gli altri titoli.

Le plusvalenze realizzate con la compravendita di titoli possono essere compensate con le minusvalenze a certe condizioni:

  • soltanto nell'esercizio in cui si realizzano e nei 4 successivi;
  • esclusivamente in riferimento a plusvalenze di natura finanziaria.

C'è da aggiungere che è soggetta alla base imponibile ai fini Irpef anche una plusvalenza generata dalla vendita di partecipazioni qualificate.

Si intendono qualificate le partecipazioni che raggiungono il 2% dei diritti di voto o il 5% del capitale azionario se la società è quotata. Se non è quotata, sono qualificate le partecipazioni che raggiungono il 20% dei diritti di voto oppure il 25% del capitale azionario.

Tassazione di beni immobiliari

Una plusvalenza nel settore immobiliare è soggetta a tassazione solo quando l'immobile, acquistato o ricevuto in donazione, è stato rivenduto prima dei 5 anni e solo se, in gran parte del periodo di detenzione, non sia stato utilizzato come abitazione principale dal venditore.

Esempi di plusvalenza esente da tassazione

In alcuni casi, una plusvalenza è esente da tassazione quando è prodotta dalla compravendita di titoli se può soddisfare certi requisiti:

  • il venditore detiene le partecipazioni ininterrottamente per 12 mesi prima della cessione;
  • le partecipazioni sono state classificate alla voce 'immobilizzazioni finanziarie' nel primo bilancio chiuso durante il periodo in cui il venditore le possedeva;
  • la società partecipata non usufruisce di uno stato a fiscalità di vantaggio per almeno i tre periodi d’imposta precedenti alla cessione;
  • la società partecipata esercita prevalentemente un’attività commerciale, almeno dall'inizio del terzo periodo d’imposta precedente alla realizzazione della plusvalenza.

Nel campo immobiliare, la plusvalenza non è soggetta a tassazione quando:

  • un immobile è stato acquisito per successione e, in seguito, rivenduto ad un certo prezzo;
  • un immobile è stato acquistato o ricevuto per donazione e, per gran parte del periodo di detenzione, il venditore l'ha utilizzato come abitazione principale propria o per un suo familiare. L'abitazione principale non è la prima casa bensì una dimora in cui solitamente risiede il venditore dell’immobile.

Plusvalenza esempio pratico

Per capire cos'è una plusvalenza si può prendere come esempio l'aumento di valore ottenuto da un'impresa con il realizzo di beni posseduti, o quello delle riserve auree della Banca Centrale a seguito di una svalutazione della moneta.

Un altro esempio di plusvalenza è dato dall'acquisto di un pacchetto azionario di 1.000.000 azioni da parte di una società nell'esercizio X con prezzo medio di 1,50 euro per azione (totale di 1,5 milioni di euro). Se nell'esercizio successivo il prezzo medio sale a 2 euro (2 milioni complessivi), significa che, a distanza di un anno, la società iscriverà nell'esercizio X+1 una plusvalenza di 0,5 milioni di euro (differenza fra 2 e 1,5 milioni).

L'incremento di valore del pacchetto azionario non rappresenta reddito reale se le azioni non sono state rivendute. Il mezzo milione semplicemente registrato non è un'entrata reale. Oltretutto, le azioni nel frattempo potrebbero svalutarsi al di sotto del prezzo medio di acquisto determinando, al contrario, una minusvalenza.
E' bene non confondere la cedola con il capital gain (plusvalenza). La cedola è il dividendo distribuito dalla società quale partecipazione agli utili di un'impresa.



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